Tutta colpa di Giuda

7 06 2010

Tema difficilissimo da trattare quello della vita in carcere, della vita dei carcerati.

Qui il giovane regista sceglie di farlo mutuandolo attraverso la danza ed il canto. Ed è una scelta azzeccata. Facendo recitare i carcerati al fianco di attori veri il risultato è un bel film che scorre veloce e ci lascia con una sensazione di pienezza.

Per una volta non sono i muscoli esibiti e la cattiveria dei secondini a fare da sfondo alle vicende carcerarie sul grande schermo. Anzi, il secondino è un timido ometto che si limita ad apparire sullo sfondo facendo il tifo per l’ “impresa” dei detenuti. Di ben maggiore spessore è invece la figura del direttore, interpretato dal bravissimo (5 stelle qui per la sua interpretazione!!!) Fabio Troiano. E’ un “filosofo trsite”, una brava persona che svolge il suo difficilissimo compito con tutta l’umanità che riesce a mettere; e non poca.

Intreccia una relazione, (questa un po’ scontata a dire il vero) con la regista teatrale,  Kasia Smutniak, inacaricata di organizzare uno spettacolo coinvolgendo i detenuti di uno speciale braccio del carcere delle Vallette di Torino dove si sperimenta un approccio “morbido” alla detenzione.

La scelta del tema da trattare nello spettacolo, semi-imposta dal parroco del carcere, cade sulla passione di Cristo. Immediatamente però si pone un problema di casting…ovviamente nessuno vuole fare (il) Giuda!!

Allora attraverso l’intuizione visionaria della regista Giuda viene cancellato dalla storia e con lui la colpa, il peccato. Tutti redenti, tutti liberi! Forse anche troppo.

Infatti quando le resistenze del parroco, vistosi trasformare lo passione in musicol, e delle istituzioni cedono e ci si prepara per la messa in scena…arriva l’indulto. Ed allora liberi tutti, per davvero.Toccante la scena dell’ultima cena che i detenuti organizzano per l’addio alla loro  bella regista.

Un riflessione sul’uomo che anche se privato della sua libertà fisica può riuscire a matenere quella della mente attraverso le arti, le relazioni e le proprie emozioni.

A.


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