L’ultima poesia di Luigi Di Ruscio

21 03 2011

Oggi è la giornata mondiale della poesia e voglio celebrare questa ricorrenza ricordando un poeta recentemente scomparso Luigi Di Ruscio. Emigrante, da Fermo a Oslo in Norvegia, dove vi arrivò nel 1957 e per quarant’anni lavorò in una fabbrica di chiodi: “la mia cittadinanza italica è intatta, ho nostalgia dell’Italia quando sono in Norvegia e la nostalgia del giardino botanico di Oslo con gli odorosissimi cespugli in Italia”.

Poeta operaio, comunista, autodidatta: l’esistenza spesa tra la vita in fabbrica e la passione politica. Recentemente le sue poesie sono state lette davanti ai cancelli della Fiat a un picchetto organizzato dalla Fiom: «Chiudere un porco vero nel reparto/ non un porco normale/ un porco insomma un maiale insomma/ chiuderlo nel reparto per otto ore/vediamo come reagisce l’associazione protezione animali/vediamo come reagisce a questa estrema crudeltà il maiale/schianta strozza impazzisce si indemonia/vediamo se è ancora commestibile…».

Di lui Franco Fortini ha scritto: “le sue poesie di miseria e fame, di avvilimento e di rivolta, nascono da un’esperienza diretta documento umano di quella parte di noi stessi depressa che chiede, da generazioni, il riconoscimento iniziale del volto umano”.

Luigi di Ruscio ci ha lasciato una sua ultima bellissima poesia.

ho la bocca piena di farfalle
e se apro la bocca
voleranno via tutte
e non ritorneranno neppure
se rimango a bocca spalancata
per una eternità

Qui trovate le sue poesie tratte dal volume Le streghe s’arrotano le dentiere: http://cepollaro.it/poesiaitaliana/DiRuTes.pdf

h.