Estate

10 08 2014

Ho visto una stella cadente. Non ho espresso il desiderio. Lo regalo a te. Sperando sia lo stesso.

Piove. Sembra che il cielo ci serbi rancore in questa strana estate e per noi abbia soltanto acqua e nuvole basse e la malinconia che s’accompagna, come una vecchia canzone di Jacques Brel: Con un cielo così basso che un canale s’è perduto / Con un cielo così basso che porta l’umiltà / Con un cielo così grigio che un canale s’è impiccato / Con un cielo così grigio da farsi perdonare.

Tutto è grigio, sta piovendo, domani pioverà. In un’estate così si possono mettere insieme solo pensieri disordinati; nemmeno un luogo, un viaggio, si riesce a immaginare: ho visto una nave che salpava e ho chiesto dove andava. Nel porto delle illusioni, mi disse quel capitano. I versi di Piero Ciampi si intonano alla perfezione.

Un’estate che non c’è non resta che inventarla in una cacofonia di parole, immagini, suoni.

paesaggio estivo Renoir

“Aveva tanto tempo davanti. Tutto il buono della vita pareva aspettarlo.”  Dino Buzzati

“Non dire ch’io perdo il senso e il tempo della mia vita se cerco nella sabbia il sole e il pianto dei mondi”. Antonia Pozzi

“Rabbrividì constatando che il tempo non passava ma che continuava a girare in giro” Gabriel Garcia Marquez

il tempo

“A salvare le mie approssimazioni è il tempo. I frammenti di cui si compone questa storia. I colori, le ombre”.  Lustig

“Se metto insieme gli incubi avuti finora nel 2014 e li faccio convergere in un’unica notte, potrei stendere uno stato di piccole dimensioni.” Giorgio Fontana

“Ogni attimo un punto dell’eternità. Tutto è piccolo, mutabile, destinato a svanire.”  Marco Aurelio

Balthus Therese

“La verità è che esiste soltanto il dolore e che fra le braccia di sconosciuti tentiamo di dimenticare che ben presto spariremo” Mathias Enard

“A volte, anziché aggrapparsi ai bordi dell’abisso, è meglio cadervi con curiosità ed eleganza.” Roberto Bolano

“Una cosa che non esiste non è mica detto che sia una stupidaggine.” Queneau

“Preferisco il nomade che fugge e insegue il vento, poiché egli diventa migliore ogni giorno servendo un signore così vasto.”  Saint Exupery

Il muro è la fine di una visione, è l’ostacolo all’orizzonte, qualsiasi orizzonte della vista e del senso.

“Alla fine fu dimostrato che il male minore non esiste e che la scelta tra due mali non lascia, in realtà, alcuna possibilità.”  Vosganian

“La mia protesta linguistica / è impotente. / Il nemico è analfabeta”  Nina Cassian

Emil Nolde

“E poi non sapevo più cosa guardare e guardai il cielo.” Italo Calvino

“La meditazione e l’acqua sono unite in matrimonio per sempre” Herman Melville

“Il mare ci definisce, ci connette, ci separa”. Philiph Hoare

“Nella civiltà senza imbarcazioni i sogni si prosciugano.” Michel Foucault

“Il vento è pieno di questo mistero e il mare anche.” Victor Hugo

Ammesso che interessi a qualcuno, nelle foto della Costa Concordia io sono quella massa azzurra intorno alla nave.

C’è più sapienza in una sola mia onda che in tutte le vostre università.





E’ una vita di merda

20 01 2013

«Io, devo ammettere, continuo a pensare che se uno parla di ceti e non di classi, di confronto e non di lotta, di capitalismo selvaggio e non del capitale puro e semplice che per sua natura tende sempre, spietatamente, al massimo profitto, sta ingannando gli altri e forse anche se stesso. Che i pochi arraffino tutto e i molti tirino avanti con le briciole, non è una distorsione di sistema e nemmeno un effetto della crisi. La crisi rende solo evidente che la vita di merda dei più può diventare ancora più di merda».

Domenico Starnone





Non insegnate ai bambini

26 07 2012

Non insegnate ai bambini
non insegnate la vostra morale
è così stanca e malata
potrebbe far male
forse una grave imprudenza
è lasciarli in balia di una falsa coscienza.

Non elogiate il pensiero
che è sempre più raro
non indicate per loro
una via conosciuta
ma se proprio volete
insegnate soltanto la magia della vita.

Giro giro tondo cambia il mondo.

Non insegnate ai bambini
non divulgate illusioni sociali
non gli riempite il futuro
di vecchi ideali
l’unica cosa sicura è tenerli lontano
dalla nostra cultura.

Non esaltate il talento
che è sempre più spento
non li avviate al bel canto, al teatro
alla danza
ma se proprio volete
raccontategli il sogno di
un’antica speranza.

Non insegnate ai bambini
ma coltivate voi stessi il cuore e la mente
stategli sempre vicini
date fiducia all’amore il resto è niente.

Giro giro tondo cambia il mondo.
Giro giro tondo cambia il mondo.

 




W il 1° Maggio

30 04 2012

Abbiamo il dovere di difendere le libertà democratiche e i diritti sindacali che sono legati alla questione del pane e del lavoro; abbiamo il dovere di difendere i diritti democratici dei cittadini e dei lavoratori italiani, anche all’interno delle fabbriche. In realtà oggi i lavoratori cessano di essere cittadini della Repubblica Italiana quando entrano nella fabbrica. Anche studiosi, prima ancora che noi annunciassimo la nostra iniziativa per la presentazione di uno “Statuto per la difesa dei diritti, della libertà e della dignità del lavoratore nell’azienda”, hanno riconosciuto questa esigenza, che però gli industriali non vogliono riconoscere. Quando al Congresso dei Chimici io annunciai l’idea di proporre lo Statuto, qualche giornale degli industriali scrisse: “Ma Di Vittorio dimentica che le aziende appartengono ai padroni e che coloro che vi entrano debbono ubbidire ai padroni”.

E’ una risposta, questa, che rivela proprio una mentalità feudale, che rivela come i lavoratori siano considerati dai padroni come loro proprietà, come se fossero degli attrezzi qualsiasi. I padroni non considerano il lavoratore un uomo, lo considerano una macchina, un automa. Ma il lavoratore non è un attrezzo qualsiasi, non si affitta, non si vende. Il lavoratore è un uomo, ha una sua personalità, un suo amor proprio, una sua idea, una sua opinione politica, una sua fede religiosa, e vuole che questi suoi diritti vengano rispettati da tutti e in primo luogo dal padrone. […]

Tutta l’esperienza storica, non soltanto nostra, dimostra che la democrazia, se c’è nella fabbrica, c’è anche nel Paese, e se la democrazia è uccisa nella fabbrica, essa non può sopravvivere nel Paese. […] Noi, perciò, sottoponiamo all’approvazione del Congresso [III Congresso CGIL, Napoli] il testo di uno “Statuto per la difesa dei diritti, della libertà e della dignità del lavoratore nell’azienda” che proporremo alle altre organizzazioni sindacali.
Giuseppe Di Vittorio – L’idea di uno statuto dei diritti dei lavoratori (1952)

E per festeggiare il 1° Maggio una canzone di Sandra Boninelli, intitolata semplicemente CGIL: il nostro segno rosso dentro il cuore. Il nostro sogno rosso che non muore.

 

 

Art. 4

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto.

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.

W il 1° Maggio, W i Lavoratori.

 

 





W il 25 Aprile

25 04 2012

W la Resistenza! W la Liberazione! W il 25 Aprile! Quante volte lo abbiamo gridato alle manifestazioni, e ogni volta in cuor nostro sentivamo la bellezza e la forza di queste parole, la bellezza e la forza della libertà. E ogni anno celebrare la Festa della Liberazione è ritrovare l’entusiasmo per continuare le nostre battaglie per una maggiore giustizia sociale e civile.

Quest’anno voglio festeggiare il 25 Aprile con un pugno di canzoni, cantate a gran voce e con commozione. La prima, intitolata Partigiano sconosciuto, è del gruppo torinese Cantacronache, testo di Anonimo, musiche di Sergio Liberovici.

A Modena, prima città italiana liberata dai suoi partigiani domenica 22 aprile 1945, la sera del 23 aprile fu data notizia che era stato trovato un partigiano ucciso, sconosciuto a tutti, il quale aveva in tasca soltanto un pezzo di pane. La sua fotografia fu esposta per alcuni giorni sotto il portico del Collegio nella località più centrale e più frequentata della città; poi non se ne seppe più nulla. Questa poesia di un anonimo, appunto ispirata a questo episodio, comparve in quei giorni accanto alla fotografia dello sconosciuto.

Ancora Cantacronoche. Una bellissima canzone. Il testo è di Italo Calvino, la musica di S. Liberovici.  Qui è presentata nella versione dei Modena City Ramblers.

“Gli anni e i decenni passeranno: i giorni duri e sublimi che noi viviamo oggi appariranno lontani, ma generazioni intere si educheranno all’amore per il loro paese, all’amore per la libertà, allo spirito di devozione illimitata per la causa della redenzione umana sull’esempio dei mirabili garibaldini che scrivono oggi, col loro sangue rosso, le più belle pagine della storia italiana.”  Giovanni Pesce

Questa è la storia di uno dei tanti eroi della Resistenza: Dante Di Nanni. Cantano gli Stormy Six, uno dei più grandi gruppi rock italiani.

Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio e Ettore. I 7 fratelli Cervi. Marco Paolini e i Mercanti di Liquore dal vivo.

Bella Ciao la cantiamo sempre e non poteva mancare. Questa è una versione originale degli Yo Yo Mundi, tratta dallo spettacolo Resistenza, Teatro di Casale Monferrato.

Ora e Sempre, Resistenza!

 





Victor Jara. 16 settembre 1973

16 09 2011

“Su, cantaci una canzoncina ora!”.

16 settembre 1973. Il popolo cileno inizia a conoscere l’inferno della dittatura. Henry Kissinger uno dei registi del colpo di stato nel Cile democratico, in quello stesso anno viene insignito al premio Nobel per la Pace. Kissinger è un uomo dalle idee chiare e fermi principi, dirà in una celebre intervista:  Ciò che mi interessa è quello che si può fare con il potere “. La CIA e le multinazionali americane pensano che l’uomo giusto per vedere cosa si possa fare con il potere sia Pinochet, il macellaio.

Pinochet crede che i diritti siano inutili, contano soltanto i privilegi; è un dittatore, ha paura della democrazia. Pinochet e quelli che lo appoggiano hanno paura dei contadini che chiedono un pezzo di terra per vivere, hanno paura degli operai che vogliono un salario dignitoso per loro e le loro famiglie, hanno paura degli studenti che reclamano il diritto allo studio per tutti. È dura difendere i privilegi, ci vogliono provvedimenti drastici, ci vuole il pugno duro.

Il generale instaura la legge marziale, chi ha idee contrarie alle sue è un terrorista: da imprigionare, torturare, eliminare. Se hai il potere e lo usi puoi decidere che la terra è piatta, se qualcuno ti dimostra che è rotonda lo bruci nella pubblica piazza.

Tra l’11 e il 16 settembre 1973 migliaia di uomini e donne vengono rinchiusi dai militari nello stadio di Santiago del Cile. Tra questi uomini c’è Victor Jara, un artista, regista teatrale, cantautore. Ha scritto bellissime e strazianti canzoni, la sua chitarra fa paura al regime, la sua chitarra può far male, dà voce agli oppressi, ai poveri, al popolo. “Manifiesto”, “Canto libre”, “Vientos del pueblo”, “Plenaria a un labrador” sono canzoni che gli garantiscono una menzione speciale nei quaderni della morte. La sua chitarra e la sua voce devono tacere.

Victor rinchiuso e seviziato in quello stadio che ora porta il suo nome non ha con sé la chitarra, però ha una penna, con quella scrive una canzone, non la musicherà mai: “Canto, come mi vieni male quando devo cantare la paura! Paura come quella che vivo, come quella che muoio, paura di vedermi fra tanti, tanti momenti dell’infinito in cui il silenzio e il grido sono le mete di questo canto. Quello che vedo non l’ho mai visto.”.

I militari che lo prendono in consegna gli riservano un trattamento speciale, prima gli spezzano le dita, poi le mani. “Su, cantaci una canzoncina ora!” gli dicono i fascisti. Victor Jara con un filo di voce incrinato dal dolore inizia a intonare la Canzone del Partito di Unità Popolare. Per i militari è troppo. Lo prendono a pistolettate.

« Siamo saliti al secondo piano, dove erano gli uffici amministrativi e, in un lungo corridoio, ho trovato il corpo di Víctor in una fila di una settantina di cadaveri. La maggior parte erano giovani e tutti mostravano segni di violenze e di ferite da proiettile. Quello di Víctor era il più contorto. Aveva i pantaloni attorcigliati alle caviglie, la camicia rimboccata, le mutande ridotte a strisce dalle coltellate, il petto nudo pieno di piccoli fori, con un’enorme ferita, una cavità, sul lato destro dell’addome, sul fianco. Le mani pendevano con una strana angolatura e distorte; la testa era piena di sangue e di ematomi. Aveva un’espressione di enorme forza, di sfida, gli occhi aperti. »   Joan Turner Jara, moglie di Victor





La musica nelle strade…e nelle piazze. Da Leo Ferré a Piazza Tahrir passando per Woodstock.

16 02 2011

Un documento eccezionale. A farcelo conoscere la trasmissione radiofonica Alza il volume (Radio 3). La piazza è gremita. Una voce si alza sulle altre, l’accompagna una chitarra; il cantautore, forse improvvisato, canta una canzone di protesta pace e speranza. E la piazza canta con lui.

Ascoltando la musica di Piazza Tahrir mi è venuta in mente la performance di Richie Havens a Woodstock. Altro contesto e altro luogo, altra epoca, ma ugualmente spirava un vento di libertà e contestazione. Stessa energia. Freedom.

E per tenere tutto insieme, per analogia, come non ricordare Leo Ferré, le sue canzoni, una in particolare: Muss es sein? Es muss sein. Una canzone che è un grido di libertà.

Ascoltatela nella versione de Les Anarchistes registrata nel carcere di Volterra insieme agli attori detenuti della Compagnia della Fortezza. Un altro documento eccezionale. E il cerchio si è chiuso.

La Musica… La Musica… Dov’era la Musica?

Nei salotti lustrati da servi venerati  / Nei concerti segreti dai segreti merletti / Nei templi invecchiati da ricordi sfottuti

È là che appassisce la Musica, è là che abortisce la Musica…

Noi… nelle strade la vogliamo la Musica

E ci verrà / E l’avremo la Musica

MUSS ES SEIN ES MUSS SEIN

Così dev’essere? Così è!

Qualche sito: http://www.leo-ferre.com/accueil/accueil.html   http://www.lesanarchistes.org/LES_ANARCHISTES/LesAnarchistes.html   http://it.wikipedia.org/wiki/Festival_di_Woodstock   http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/PublishingBlock-fb4d248f-0c49-4429-a145-183c155a2301.html   http://www.compagniadellafortezza.org/indexstatic.htm

Epo





Sul tetto – Rein

7 02 2011

 

Sulle gru, sui tetti, l’importante è salire perchè… lo so che verrà un giorno in cui saremo un po’ di più, perché ci credo, che in fondo, dietro ogni galera c’è una scala che va su, quassù…

Bellissima canzone. Il sito dei REIN lo trovate qui: http://www.rein99.it/ , potete scaricare gratuitamente l’album E’ finita da cui è tratta la canzone Sul tetto.

Epo





La Macina & Gang – Le radici e le ali

19 11 2010

Una vecchia e bella canzone dei GANG resa ancora più bella nella versione registrata con il Gruppo marchigiano di Ricerca e Canto Popolare LA MACINA. La voce di Gastone Pietrucci mette i brividi.

Quel giorno Dio era malato
in un paese di fame e pietre
nacque figlio di un vulcano
e del fiocco di neve
erano i tempi della battaglia
delle ferite delle bandiere
della fughe sulla montagna
delle camicie nere.
Passerà come acqua lungo il fiume
come passa questo vento
come passi soli nel tempo.
En el fruente de Jarama
nella guerra in Spagna
chi ricorda il nome
della sua compagna
ma chi sa dire
se è paura o amore
che t’incendia il cuore
che ti fa morire.
Passerà come acqua lungo il fiume
come passa questo vento
come passi soli nel tempo.
Vennero i giorni delle menzogne
delle bestemmie delle preghiere
dei compromessi e le piazze vuote
nuovi altari nuove frontiere.
Ora è solo come la pioggia
come pioggia nelle strade
con le radici con le sue ali
come un re di spade.
Solo come un sospiro
un orizzonte perso di vista
è solo come un gigante
è solo un vecchio comunista.
Passerà come acqua lungo il fiume
come passa questo vento
come passi soli nel tempo.

h. 





LA COLLINA

11 11 2010

 

HOLDEN:”Sai quella canzone che fa ‘Se scendi tra i campi di segale e ti prende al volo qualcuno’?Io vorrei…”

PHOEBE:”Dice ‘ Se scendi tra i campi di segale e ti viene incontro qualcuno’. E’ una poesia. Di Robert Burns”

HOLDEN:” Lo so che è una poesia di Robert Burns.[…] Credevo che dicesse ‘ e ti prende al volo qualcuno’. Ad ogni modo mi immagino sempre tutti questi ragazzini che fanno una partita in quell’immenso campo di segale eccetera eccetera. Migliaia di ragazzini e intorno non c’è nessun altro, nessuno grande, voglio dire, soltanto io. E io sto in piedi sull’orlo di un dirupo pazzesco. E non devo fare altro che prendere al volo tutti quelli che stanno per cadere dal dirupo, voglio dire, se corrono senza guardare dove vanno, io devo saltare fuori da qualche posto e acchiapparli. Non dovrei fare altro tutto il giorno. Sarei soltanto l’acchiappatore (prenditore) della segale e via dicendo.So che è una pazzia, ma è l’unica cosa che mi piacerebbe veramente fare. Lo so che è una pazzia.”

Salinger

 

 

LA COLLINA

Dove finisce la città, dove il rumore se ne va,

c’è una collina che nessuno vede mai

perchè una nebbia come un velo

la ricopre fino al cielo dall’eternità.

Nessuno mai la troverà:

la strada forse in altre età,

si è conosciuta ma

l’abbiam scordata ormai

l’abbiam scordata e si è perduta

lungo i giorni della vita dall’eternità.

Forse l’abbiam vista nel passato

ma il ricordo se ne è andato dalla mente

cercala negli angoli del sogno

per portarla lungo il mondo del presente.

Oh, se solamente io potessi rivederla come adesso per un’ora!

So di fiori grandi come soli

ma mi sfuggono i colori, ancora.

Ricordo che sulla sommità

c’è un uomo che sta sempre là,

per impedire che

qualcuno cada giù

da quella magica collina

dalla parte che declina e non ritorni più.

Anch’io tra i fiori tempo fa,

giocavo sulla sommità,

con i compagni miei, dentro alla segale,

ma il prenditore non mi ha scorto

quando son venuto al mondo per l’eternità.

Guccini

 

Questa è una delle mie tante canzoni preferite. Uno di quei pezzi che riascolto migliaia di volte di seguito perchè è così che faccio con i brani che mi piacciono tanto. E’ tutto molto soggettivo quando si parla di gusti musicali ma di una cosa sono certa: parlare di musica e di letteratura crea veri momenti di confronto e legami che resistono nel tempo. Almeno così mi pare.

Inoltre, quando ti piace un brano musicale e ne scopri la storia, ossia il modo in cui è nato, ne resti affascinato, come se avessi svelato un mistero, tanto che ti senti quasi un investigatore. A me è successo con la canzone di cui ora vi voglio parlare: LA COLLINA.

Questa canzone trae infatti ispirazione dall’ormai mitico libro di Salinger del 1951, IL GIOVANE HOLDEN, romanzo di formazione entrato di diritto nella storia della letteratura mondiale. E’ lo stesso Guccini a segnalare la paternità dell’ispirazione, ringraziando non solo Salinger, ma anche Guido Gozzano per aver ispirato altri pezzi tratto dall’album L’ISOLA NON TROVATA (1970).

Guccini rielabora simbologie e sviluppa temi che lo hanno interessato o affascinato durante le sue letture, oserei dire innumerevoli vista la ricchezza di contenuti della sue canzoni, il valore artistico dei brani, la vasta cultura che trasuda dai suoi testi.

Ma, in questa sede, va anche il mio personale elogio ai Nomadi che, con il carismatico Augusto Daolio, propongono una versione de LA COLLINA veramente bella, quella che ascolto sempre per intenderci.

Ora non mi resta che chiudere questa brevissima carrellata di prestiti e corrispondenze perchè non era mia intenzione fare un’analisi di tipo accademico su ciò che compone la canzone in questione ma solo condividere sensazioni e sentimenti che la musica, la letteratura e la poesia possono farci “sentire” quando si incontrano.

Intanto ascoltate e leggete.

Se ne avete voglia.

LTSTAR